Fin dai suoi esordi attorno agli anni 1960, il campo dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) ha avuto una continua evoluzione, nel tentativo di una progressiva messa a fuoco dei suoi caratteri distintivi. In particolare, va osservato come i sistemi diagnostici poggiano sia su criteri di inclusione sia su criteri di esclusione. In questo secondo caso, vengono di norma esplicitati i motivi che possono portare ad una prestazione deficitaria in lettura (scrittura o calcolo) ma che non possono però essere interpretati in termini di disturbi specifici dell’apprendimento, quali ad esempio una inadeguata istruzione o la presenza di altre patologie con effetti potenziali sugli apprendimenti (quali, ad esempio, ipoacusie o disturbi della vista, ecc.)
Questa è la premessa nella Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento che ha pubblicato l’ISS – Istituto Superiore di Sanità il 20 gennaio di quest’anno con importanti aggiornamenti rispetto la precedente versione che risale a dieci anni fa.
La Linea Guida è strutturata in tre parti:
- la prima focalizzata sulla metodologia, le fonti e le raccomandazioni cliniche
- nella seconda parte per ogni quesito clinico viene presentata l’analisi della letteratura e lo sviluppo delle raccomandazioni cliniche e di ricerca
- la terza parte è dedicata alle Appendici
Di seguito alcuni esempi di quesiti clinici riportati:
- Quali sono gli indici predittivi per l’identificazione precoce di bambini a rischio di
disturbo specifico dell’apprendimento? - In bambini/ragazzi in età scolare, quali sono i criteri e le procedure diagnostiche per
accertare il Disturbo di Comprensione del testo? - Quali competenze matematiche e quali processi cognitivi devono risultare deficitari per
porre diagnosi e per descrivere il profilo funzionale in bambini e ragazzi in età scolare
con disturbo specifico del calcolo? (difficoltà nel ragionamento matematico e nella
soluzione dei problemi, rappresentazione di quantità, memoria di lavoro)